MEMORIE DISEGNATE
LUOGO: Bologna – Zola Predosa

PROGETTISTI: Arch. Maria Acrivoulis

COLLABORATORI: Arch. Federica Mele

IMPRESA ESECUTRICE: DRD srl

STRUTTURISTI: MSM Ingegneri Associati

FALEGNAMERIA: FALEGNAMERIA F.LLI CASARI srl

FORNITURE: TEMATIC S.p.A., Studio Luce COMET, Holding Forniture S.r.l., REVERSO Forniture srl

VETRI e VETRATA scorrevoli: TRASPARIA di Venturi Valeriano, Rimadesio - TIERRE Infissi

ANTE OPERAM: Foto

DESCRIZIONE DELL’OPERA:
Ci piace credere che i nostri clienti ci abbiano cercato, perché sanno quanto per noi progettare è prima di tutto un viaggio attraverso lo spazio mentale e della memoria del committente per arrivare alla definizione di uno spazio fisico in cui sentirsi a casa.
Attraverso le parole, i racconti, le memorie della famiglia abbiamo reinterpretato gli spazi della casa, aprendola alla luce e all’incontro, così il soggiorno-ingresso diviene il luogo dell’accoglienza che dialoga con lo spazio esterno, enfatizzato dall’affaccio diretto sul verde. L’apertura verso la cucina, svelata da una parete mobile trasparente ma anche riflettente, rivela i luoghi della convivialità e li fonde negli spazi della vita familiare.
La memoria di questa casa che era la casa della nonna, ma anche del padre rivive nella trasformazione in un luogo in cui la nuova giovane famiglia, già numerosa e multigenerazionale, possa ritrovare la gioia e l’armonia degli ambienti dell’incontro domestico.
Nel gesto radicale di apertura alla luce e al mondo, un segno sottile sulla parete racconta lo skyline della “città delle torri” divenendo incisione lungo un pannello di legno che incuriosisce il visitatore e disvela lo spazio più intimo e privato delle camere da letto e dei bagni.
Il piccolo bagno senza finestre, restituisce l’ambiente intimo e accogliente di una sorta di hammam domestico.
Il bagno patronale costretto dalle strette pareti portanti, di colpo si libera in una spazialità nuova grazie all’idea originale e funzionale di orientare la vasca, disegnata come un’antica tinozza di pietra, in posizione disassata rispetto alle pareti e avvolta da una panca in legno che diviene piano d’appoggio dei profondi lavabi a catino. Il segno progettuale ha interessato anche il disegno di una madia in legno su cui il tavolato del pavimento ritorna ad accostarsi al bianco del rovere verniciato, trasformandosi in cassetti e vani contenitori; sulla stessa parete un quadro scultoreo in rovere cela il citofono e viene attraversato dallo skyline il cui segno continua come traccia dell’architetto lungo la parete.